Il lupo cattolico e altre storie by Alex Pardi

autore:Alex Pardi [Pardi, Alex]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marcos y Marcos
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Audaci guerrieri, spiriti ardenti

con elmi piumati e corazze lucenti

vi guidi la brama di giusta vendetta

per monti e per valli, e alfine alla vetta

ove dimora l’immonda creatura.

Fama, onori, gloria imperitura,

del popolo tutto la riconoscenza

saran ricompensa alla vostra possenza.

La dolce Luganega attende salvezza:

andate, deh!, ordunque, con pronta prontezza!

Il re alzò gli occhi dalla pergamena, e ci fu un momento di imbarazzato silenzio: i tre cavalieri, rigidi nelle loro armature di ferro, non potevano certo applaudire; anche i trombettieri, che avevano una mano occupata dal loro strumento, non sapevano bene che fare; e il ragazzo, in piedi accanto al suo pony, aveva il libro sottobraccio e guardava tranquillo il re.

«È finita» disse Gerace, leggermente innervosito.

A quel punto i cavalieri chinarono rispettosamente la testa, e i tre trombettieri improvvisarono due o tre squilli.

Soddisfatto, il re passò oltre.

«Presentatevi, dunque, gloriosi cavalieri!» disse.

I tre uomini scesero da cavallo e fecero un cerimonioso inchino.

«Duca Dalmazio Delmonte Doppiomento» disse il primo.

«Conte Calippo Canappia Chiappafina» disse il secondo.

«Barone Borghezio Bragaglia Brancamenta» disse il terzo.

Il re s’illuminò.

«Ah!» disse «Siete dunque un discendente del celebre Tazio?»

«Il suo umile trisnipote, sire».

«Bene, bene, molto bene! Sono certo che saprete emulare le gesta del vostro indimenticato avo!»

«Speriamo di no!» disse Borghezio, ridendo di gusto.

Il re si rabbuiò. «Prego?» disse, gelido: detestava essere contraddetto.

Borghezio tossì.

«No, cioè» disse «intendevo dire che sarebbe per me un grande onore, dopo aver ucciso il drago, poter tornare per dare di persona a Sua maestà la lieta notizia, cosa che il destino non concesse al mio sfortunato trisnonno».

«Chi muore per la patria non è mai sfortunato» disse il re.

«Ah» disse Borghezio. «Già. Giusto. Comunque, venendo a questioni più pratiche, è giunta fino a me, tramandata di padre in figlio, la mappa sulla quale Tazio stesso, di suo pugno, tracciò la strada che conduce al castello di Zannanera».

E così dicendo Borghezio tolse da una delle bisacce appese alla sella del suo cavallo un rotolo di carta ingiallita.

«Ah, meraviglioso!» disse il re, tutto contento: quando doveva pianificare un’azione militare su una mappa era felice come un bambino. «Fate vedere, date qua!»

Quasi strappò la cartina dalle mani di Borghezio e si mise a studiarla in silenzio, con intensa concentrazione.

Passò qualche minuto.

«Ehm» disse Borghezio «in realtà è molto semplice. Vedete? La linea rossa è il sentiero da seguire sulle montagne, e la X indica il castello».

«Vedo, vedo» disse il re. «Stavo studiando la strategia più adatta a cogliere di sorpresa l’infida bestiaccia. Purtroppo impegni inderogabili mi trattengono a corte, e non potrò essere della partita».

Arrotolò nuovamente la mappa e la restituì a Borghezio.

«Sono sicuro che ve la caverete benissimo da soli» disse.

Poi si rivolse ad Arturo, che era sempre rimasto in silenzio.

«E tu, ragazzo, chi sei?»

«Mi chiamo Arturo, e questo è il mio cavallo Aristotele» rispose Arturo.

«Vedo» disse il re. «E cosa fai qui? Stiamo organizzando un’operazione militare di immensa importanza, da cui dipende la salvezza stessa del regno. È cosa da uomini fatti, temprati da mille battaglie, non da gracili giovanetti».

«Il corpo della libellula è esile, ma attraversa danzando la tempesta» rispose Arturo, senza scomporsi.

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